venerdì 5 ottobre 2012

In Bolivia, nelle viscere di Potosi'

Nella “mina del diablo” in Bolivia si continua
da secoli a spaccare la roccia con le mani.
Masticando foglie di coca.

 
POTOSI' (Bolivia) - Sono passate da poco le due del pomeriggio quando entriamo in una delle 520 gallerie che trafiggono il Cerro Rico (letteralmente, il colle ricco) di Potosì, dove nel Cinquecento fu scoperta la più grande miniera d' argento del mondo, che è tutt'ora attiva, anche se produce minerali meno preziosi, come stagno, piombo e zinco. Siamo vestiti come i 4.200 minatori che ogni giorno scendono nei pozzi (cinquemila) a quasi 500 metri di profondità per «attaccare» le vene: elmetto, lampadina, casacca ruvida, stivaloni di gomma.
La nostra guida, FOX (spesso i minatori usano dei soprannomi), ci prepara a quello che stiamo per vivere e soprattutto ci dà consigli su come uscirne illesi.

E una volta dentro ti rendi conto che effettivamente se non si seguono strettamente delle regole è complicato rimanere “illesi”.
Le gallerie in molti punti sono molto strette e quando passano i carrelli, spinti a mano dai mineros, l’unica cosa da fare e buttarsi nello spazio tra le rotaie e il muro, sperando di trovare abbastanza spazio. Noi lo abbiamo trovato, anche perché Fox ci avverte prima dell’arrivo dei carrelli, e con dei segnali che lancia con la luce dell’elmetto, avverte della nostra presenza.

Man mano che si scende in profondità il caldo aumenta e si possono raggiungere anche i 45-50°.
(el Supay, il diavolo, che i minatori chiamano affettuosamente Tio, cioè zio.)

Incontriamo molti minatori nella discesa ai quali doniamo un piccolo sollievo con le bibite portate. E usanza donare qualcosa ai mineros come bevande, tabacco, foglie di coca o candelotti di dinamite!!!

A noi è andata bene perché oggi non è giorno di esplosioni (mi dicono che è una cosa abbastanza inquietante).
Oggi, gran parte dell'attività mineraria è gestita da cooperative che lavorano in proprio e devono perciò sgobbare parecchio per far quadrare il bilancio famigliare. 8 ore al giorno, per un salario mensile di 700 bolivianos (circa 100 dollari).


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